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      – È una gran misericordia davvero! – diceva la buona donna: – dev'essere un gran sollievo per mezzo mondo. A pensare quanta gente teneva sottosopra; e ora, come m'ha detto il nostro curato... e poi, solo a guardarlo in viso, è diventato un santo! E poi si vedon subito le opere.
      Dire che questa buona donna non provasse molta curiosità di conoscere un po' più distintamente la grand'avventura nella quale si trovava a fare una parte, non sarebbe la verità. Ma bisogna dire a sua gloria che, compresa d'una pietà rispettosa per Lucia, sentendo in certo modo la gravità e la dignità dell'incarico che le era stato affidato, non pensò neppure a farle una domanda indiscreta, né oziosa: tutte le sue parole, in quel tragitto, furono di conforto e di premura per la povera giovine.
      – Dio sa quant'è che non avete mangiato!
      – Non me ne ricordo più... Da un pezzo.
      – Poverina! Avrete bisogno di ristorarvi.
      – Sì, – rispose Lucia con voce fioca.
      – A casa mia, grazie a Dio, troveremo subito qualcosa. Fatevi coraggio, che ormai c'è poco.
      Lucia si lasciava poi cader languida sul fondo della lettiga, come assopita; e allora la buona donna la lasciava in riposo.
      Per don Abbondio questo ritorno non era certo così angoscioso come l'andata di poco prima; ma non fu neppur esso un viaggio di piacere. Al cessar di quella pauraccia, s'era da principio sentito tutto scarico, ma ben presto cominciarono a spuntargli in cuore cent'altri dispiaceri; come, quand'è stato sbarbato un grand'albero, il terreno rimane sgombro per qualche tempo, ma poi si copre tutto d'erbacce.


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I promessi sposi
di Alessandro Manzoni
pagine 798

   





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