Pagina (531/798)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Si sarebbe apertamente accusato, avrebbe pianto, se non fosse stato il pensiero di don Rodrigo; ma tuttavia si mostrava abbastanza commosso, perché il cardinale dovesse accorgersi che le sue parole non erano state senza effetto.
      – Ora, – proseguì questo, – uno fuggitivo da casa sua, l'altra in procinto d'abbandonarla, tutt'e due con troppo forti motivi di starne lontani, senza probabilità di riunirsi mai qui, e contenti di sperare che Dio li riunisca altrove; ora, pur troppo, non hanno bisogno di voi; pur troppo, voi non avete occasione di far loro del bene; né il corto nostro prevedere può scoprirne alcuna nell'avvenire. Ma chi sa se Dio misericordioso non ve ne prepara? Ah non le lasciate sfuggire! cercatele, state alle velette, pregatelo che le faccia nascere.
      – Non mancherò, monsignore, non mancherò, davvero, – rispose don Abbondio, con una voce che, in quel momento, veniva proprio dal cuore.
      – Ah sì, figliuolo, sì! – esclamò Federigo; e con una dignità piena d'affetto, concluse: – lo sa il cielo se avrei desiderato di tener con voi tutt'altri discorsi. Tutt'e due abbiamo già vissuto molto: lo sa il cielo se m'è stato duro di dover contristar con rimproveri codesta vostra canizie, e quanto sarei stato più contento di consolarci insieme delle nostre cure comuni, de' nostri guai, parlando della beata speranza, alla quale siamo arrivati così vicino. Piaccia a Dio che le parole le quali ho pur dovuto usar con voi, servano a voi e a me. Non fate che m'abbia a chieder conto, in quel giorno, d'avervi mantenuto in un ufizio, al quale avete così infelicemente mancato.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I promessi sposi
di Alessandro Manzoni
pagine 798

   





Rodrigo Dio Dio Abbondio Federigo Dio