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      Insieme si sentiva al cuore una palpitazion violenta, affannosa, negli orecchi un ronzìo, un fischìo continuo, un fuoco di dentro, una gravezza in tutte le membra, peggio di quando era andato a letto. Esitò qualche momento, prima di guardar la parte dove aveva il dolore; finalmente la scoprì, ci diede un'occhiata paurosa; e vide un sozzo bubbone d'un livido paonazzo.
      L'uomo si vide perduto: il terror della morte l'invase, e, con un senso per avventura più forte, il terrore di diventar preda de' monatti, d'esser portato, buttato al lazzeretto. E cercando la maniera d'evitare quest'orribile sorte, sentiva i suoi pensieri confondersi e oscurarsi, sentiva avvicinarsi il momento che non avrebbe più testa, se non quanto bastasse per darsi alla disperazione. Afferrò il campanello, e lo scosse con violenza. Comparve subito il Griso, il quale stava all'erta. Si fermò a una certa distanza dal letto; guardò attentamente il padrone, e s'accertò di quello che, la sera, aveva congetturato.
      – Griso! – disse don Rodrigo, rizzandosi stentatamente a sedere: – tu sei sempre stato il mio fido.
      – Sì, signore.
      – T'ho sempre fatto del bene.
      – Per sua bontà.
      – Di te mi posso fidare...!
      – Diavolo!
      – Sto male, Griso.
      – Me n'ero accorto.
      – Se guarisco, ti farò del bene ancor più di quello che te n'ho fatto per il passato.
      Il Griso non rispose nulla, e stette aspettando dove andassero a parare questi preamboli.
      – Non voglio fidarmi d'altri che di te, – riprese don Rodrigo: – fammi un piacere, Griso.
      – Comandi, – disse questo, rispondendo con la formola solita a quell'insolita.


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I promessi sposi
di Alessandro Manzoni
pagine 798

   





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