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      – Dio la mantenga sano, in questi tempi, e sempre, – disse Renzo: e mentre quello si moveva per andarsene, – un'altra carità, – soggiunse; e gli disse della povera donna dimenticata. Il buon prete ringraziò lui d'avergli dato occasione di fare una carità così necessaria; e, dicendo che andava ad avvertire chi bisognava, tirò avanti. Renzo si mosse anche lui, e, camminando, cercava di fare a se stesso una ripetizione dell'itinerario, per non esser da capo a dover domandare a ogni cantonata. Ma non potreste immaginarvi come quell'operazione gli riuscisse penosa, e non tanto per la difficoltà della cosa in sé, quanto per un nuovo turbamento che gli era nato nell'animo. Quel nome della strada, quella traccia del cammino l'avevan messo così sottosopra. Era l'indizio che aveva desiderato e domandato, e del quale non poteva far di meno; né gli era stato detto nient'altro, da che potesse ricavare nessun augurio sinistro; ma che volete? quell'idea un po' più distinta d'un termine vicino, dove uscirebbe d'una grand'incertezza, dove potrebbe sentirsi dire: è viva, o sentirsi dire: è morta; quell'idea l'aveva così colpito che, in quel momento, gli sarebbe piaciuto più di trovarsi ancora al buio di tutto, d'essere al principio del viaggio, di cui ormai toccava la fine. Raccolse però le sue forze, e disse a se stesso: "ehi! se principiamo ora a fare il ragazzo, com'anderà?" Così rinfrancato alla meglio, seguitò la sua strada, inoltrandosi nella città.
      Quale città! e cos'era mai, al paragone, quello ch'era stata l'anno avanti, per cagion della fame!


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I promessi sposi
di Alessandro Manzoni
pagine 798

   





Renzo