Pagina (725/798)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il portamento curvo e stentato; il viso scarno e smorto; e in tutto si vedeva una natura esausta, una carne rotta e cadente, che s'aiutava e si sorreggeva, ogni momento, con uno sforzo dell'animo.
      Andava anche lui fissando lo sguardo nel giovine che veniva verso di lui, e che, col gesto, non osando con la voce, cercava di farsi distinguere e riconoscere. – Oh padre Cristoforo! – disse poi, quando gli fu vicino da poter esser sentito senza alzar la voce.
      – Tu qui! – disse il frate, posando in terra la scodella, e alzandosi da sedere.
      – Come sta, padre? come sta?
      – Meglio di tanti poverini che tu vedi qui, – rispose il frate: e la sua voce era fioca, cupa, mutata come tutto il resto. L'occhio soltanto era quello di prima, e un non so che più vivo e più splendido; quasi la carità, sublimata nell'estremo dell'opera, ed esultante di sentirsi vicina al suo principio, ci rimettesse un fuoco più ardente e più puro di quello che l'infermità ci andava a poco a poco spegnendo.
      – Ma tu, – proseguiva, – come sei qui? perché vieni così ad affrontar la peste?
      – L'ho avuta, grazie al cielo. Vengo... a cercar di... Lucia.
      – Lucia! è qui Lucia?
      – È qui: almeno spero in Dio che ci sia ancora.
      – È tua moglie?
      – Oh caro padre! no che non è mia moglie. Non sa nulla di tutto quello che è accaduto?
      – No, figliuolo: da che Dio m'ha allontanato da voi altri, io non n'ho saputo più nulla; ma ora ch'Egli mi ti manda, dico la verità che desidero molto di saperne. Ma... e il bando?
      – Le sa dunque, le cose che m'hanno fatto?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I promessi sposi
di Alessandro Manzoni
pagine 798

   





Cristoforo Lucia Dio Dio