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      Quando gli parve d'essere abbastanza lontano, pensò anche a liberarsi dalla causa dello scandolo; e, per far quell'operazione senz'essere osservato, andò a mettersi in un piccolo spazio tra due capanne che si voltavan, per dir così, la schiena. Si china per levarsi il campanello, e stando così col capo appoggiato alla parete di paglia d'una delle capanne, gli vien da quella all'orecchio una voce... Oh cielo! è possibile? Tutta la sua anima è in quell'orecchio: la respirazione è sospesa... Sì! sì! è quella voce!... – Paura di che? – diceva quella voce soave: – abbiam passato ben altro che un temporale. Chi ci ha custodite finora, ci custodirà anche adesso.
      Se Renzo non cacciò un urlo, non fu per timore di farsi scorgere, fu perché non n'ebbe il fiato. Gli mancaron le ginocchia, gli s'appannò la vista; ma fu un primo momento; al secondo, era ritto, più desto, più vigoroso di prima; in tre salti girò la capanna, fu sull'uscio, vide colei che aveva parlato, la vide levata, chinata sopra un lettuccio. Si volta essa al rumore; guarda, crede di travedere, di sognare; guarda più attenta, e grida: – oh Signor benedetto!
      – Lucia! v'ho trovata! vi trovo! siete proprio voi! siete viva! esclamò Renzo, avanzandosi, tutto tremante.
      – Oh Signor benedetto! – replicò, ancor più tremante, Lucia: – voi? che cosa è questa! in che maniera? perché? La peste!
      – L'ho avuta. E voi...?
      – Ah!... anch'io. E di mia madre...?
      – Non l'ho vista, perché è a Pasturo; credo però che stia bene. Ma voi... come siete ancora pallida! come parete debole!


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I promessi sposi
di Alessandro Manzoni
pagine 798

   





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