Pagina (3/232)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Un'altra, nel calore dell'entusiasmo, gli prese la mano per baciargliela; egli la ritrasse, ed ella, abbracciandolo vivamente, gli depose quel bacio sulla bocca. La coraggiosa trovò imitatrici le compagne giovinette, indi le più mature, e finalmente anche la badessa, a tutta prima scandalizzata. Noi si stava a guardare!
      Nel corso di un mese si visitarono quasi tutti codesti conventi e gli stabilimenti pii. E non fu sempre argomento di zuccheri e di baci. Il Generale aveva in mira di penetrare i misteri sin'allora inviolati di quelle antisociali clausure, di scoprire impuniti disordini, ignorati patimenti e di rimediarvi. Molte fanciulle, immolate dall'avarizia dei parenti, o sviate da un passeggero ascetismo, o vinte nella lotta di più umani affetti, trovarono in lui la provvidenza riparatrice. Mai lo vidi sì profondamente turbato come durante la visita ad un ospizio di trovatelle. Egli udì dal loro labbro la pietosa istoria dei supplizi cotidiani: - Il pane infetto, i cibi scarsi, la mondizia negletta, il non loro peccato rinfacciato. I volti sparuti di quelle dolorose, le dilatate pupille, le misere vestimenta, spandevano sinistro lume di verità sulla loro patetica eloquenza. Il Generale, in mezzo a quelle poverette che gli si aggrupparono intorno stringendogli le ginocchia, le mani, la spada, piangeva al loro pianto, e veruno di noi rimase a ciglio asciutto. E quando i guardiani brutali tentarono di scusarsi, uno sguardo terribile di lui li ridusse muti e tremanti. Lasciati due de' suoi aiutanti per investigare e riferire, ei rimontò in sella taciturno.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





Generale Generale