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      E da capo strinsi loro la mano e li assicurai collo sguardo, colla voce e col sorriso dell'allegrezza. Poscia ricominciai:
      - Ma non siete tutti! Dov'è B...?
      - Cadde nel conflitto di Sanza.
      - E i fratelli F ...?
      - Furono trucidati dagli abitanti di Sanza.
      - E G ...?
      - Morì di consunzione in carcere.
      E chiesi d'altri assai; e di tutti riseppi la tragica fine, o per mano dei contadini, o delle truppe di Ferdinando II, o dei manigoldi. Chiesi in fine se qualcuno di loro avesse veduto cadere il colonnello Pisacane. E veruno lo vide, e ciascuno ne parlava con diverso racconto. Il modo della morte, purtroppo indubitabile, di quel valoroso rimane tuttavia e forse rimarrà un'incognita.
      - Or bene, ripigliai, in che posso aiutarvi?
      - Vi domandiamo due cose: otteneteci di appartenere al corpo dei carabinieri genovesi, e presentateci a Garibaldi.
      - Il maggiore Mosto, che qui vi ascolta, ne è il comandante.
      Alzata la destra alla berretta gli fecero il saluto militare, indi si atteggiarono sul guarda voi. Mi apparvero tutt'altri da coloro di poco innanzi: il patriottismo, l'ardore guerriero e la speranza avevano visibilmente rinnovellate quelle membra affrante.
      - Sarò orgoglioso d'avervi compagni, disse il maggiore accarezzandosi la lunga barba; ma le catene e le sventure vi fiaccarono la salute. Non reggerete alla prima tappa.
      - Provateci, rispose un d'essi con rispettosa fierezza.
      E un secondo: - Tagliata la corda che c'incurvò a guisa d'arco, ci raddrizzammo come prima.
      E un terzo: - Giudicateci dall'animo e non dalla magrezza.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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