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      A cui il maggiore: - Sapete maneggiare la carabina di precisione?
      - Sappiamo; e ancor più la baionetta.
      Alle categoriche risposte il maggiore non ebbe di che replicare e li accettò nella sua piccola falange, la più segnalata fra i Mille.
      Il dittatore, appoggiato al parapetto della galleria, contemplava affettuosamente Enrico Cairoli, giovinetto pavese che aveva la fronte forata da una palla di Calatafimi, e un semplice O di panno proteggeva lo scoperto cervello. M'avvicinai e gli dissi che i superstiti compagni di Pisacane desideravano di stringergli la mano. - Fateli venire, ci rispose con vivacità; quanti sono?
      E in così dire mi seguiva nella sala.
      Gli otto, presagli la mano, lo divoravano con gli occhi, che in un attimo si bagnarono di lagrime, e le loro labbra tremanti non seppero articolare un solo detto.
      - Ecco, sclamò egli voltandosi a me, ecco in epilogo la filosofia della storia: noi che la fortuna favorì colla vittoria abitiamo in palazzi reali. Questi prodi, perché vinti, vennero sepolti nei sotterranei di Favignana. Eppure la causa, l'impresa, l'audacia furono identiche.
      - Forse il tempo non fu così bene scelto, io osservai, e certo la popolarità del capo non così grande.
      - I primi onori a Pisacane precursore, e a questi bravi nostri pionieri, ripigliò il Generale posando amorevolmente la mano sulla spalla del più vicino.
      Lo sguardo di lui, il suono della voce, la sua non avara ammirazione pel loro capitano adorato parve infondessero nuovo sangue nelle vene di quegli afflitti.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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