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      Condiscese al pagliericcio pel decoro del grado di colonnello, ma letto favorito eragli la panca.
      Benché stretti amici, bisognava in certi casi lo avvicinassi con cautela, essendo egli spinoso come un istrice, e d'altra parte, facile a intenerirsi come una donzella.
      - Ci ha corbellati ambedue, io principiai. Rizzatosi a sedere e calati i piedi a terra, cominciò a far segni dispettosi sul pavimento col frustino. In quel mentre un disgraziato Siciliano gli si accostò, porgendogli un foglio di supplica per divenire chirurgo di battaglione. Voltegli le spalle nude e lasciatolo col braccio teso e col foglio in mano, Ripari, dirigendosi a me, proruppe dolorosamente:
      L'accompagnai a Roma nel '49, in Lombardia nel '59, l'altr'ieri a Marsala, ed ho sessant'anni. Non me l'aspettavo! Ricevetti appena dianzi l'ordine di apprestare l'ambulanza e di seguirlo!
      - Dove andò?
      - Pare che Medici siasi impegnato in disuguale combattimento con Bosco presso Milazzo. Garibaldi accorse in aiuto.
      - Partiremo insieme?
      - Va bene; io me ne andrò dimattina.
      Ne seppi abbastanza; m'affrettai al padiglione...
      I Palermitani, sbalorditi, chiedevano con ansietà se Garibaldi li avesse veramente abbandonati. Aiutanti ed uffiziali mostravansi afflitti del non meritato oblio.
      Al generale Sirtori, capo dello stato maggiore e depositario della potestà dittatoria, io rassegnai immantinente il mio ufficio di comandante.
      - Rimarrete al vostro posto, egli mi rispose seccamente. Non siete un giovinetto che abbia bisogno di guadagnarsi gli speroni.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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