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      Quivi il sole ci bruciava, e le stelle c'intirizzivano.
      L'altipiano descrive un semicerchio di molte miglia di raggio, la cui base è l'erta, e solo punto sull'orizzonte il cilestro cono troncato dell'Etna. Ad enormi intervalli notasi, unica piacevole discordanza in quella interminabile monotonia, qualche capanna e qualche chiuso per le vacche, ma nessun vestigio d'animale vivente. L'altipiano sta a cavaliere di Torrecavallo, di Scilla e di Bagnara; e la fama che due o tre migliaia di calabresi armati campeggiassero con noi, pose il nemico in grave cura.
      Esso spinse una forte ricognizione sino a Monte Sant'Angelo, e sguernì il lito da Torrecavallo a San Giovanni di due battaglioni, che si attendarono sulle alture. Dilungandoci dalla fattoria di Sant'Angelo, noi ci dirigemmo alla volta di Reggio. I contadini della fattoria udirono sussurrare d'una sorpresa in questa città, e interrogati dal nemico, lo assicurarono che vi ci eravamo avviati. Se non che nella notte, operato un subito dietro fronte, si ascese ai Forestali.
      Il maggiore Missori propone al Consiglio dei Dodici un'irruzione in Bagnara. Plutino obbiettava vivamente che Bagnara guardavano tremila borbonici, che le truppe di Scilla ci avrebbero minacciato di fianco, che da Sant'Angelo saremmo stati circuiti e impediti nella ritirata ai Forestali, che destreggiandoci intorno alle occupate altezze avremmo parimente conseguito il fine di costringere alquanti battaglioni sulle nostre pedate, e che frattanto nuove bande paesane sarebbero giunte ausiliarie al nostro campo.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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