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      Olivi, vigneti, cedri, aranci, alberi di frutti d'ogni sapore ingemmavano quei clivi lussureggianti. La vista del mare azzurro, della Sicilia, delle isole Lipari, le quali pel purissimo aere sembravano vicinissime, la certezza di menar le mani fra poca ora, e soprattutto l'incontro d'un'osteria c'innondarono il petto di gratissimi affetti.
      I nostri soldati, seduti sotto i festoni delle viti, piluccavano beatamente i pingui grappoli pendenti di zibibbo, a titolo d'antipasto. Lo stato maggiore entrò nell'osteria. L'oste ci attendeva sulla porta con uno schioppo da caccia a due canne e col cappello in mano. Datoci con lieta faccia il benvenuto, soggiunse: - Eccellenze! viva l'Italia! Io verrò con voi indicatore e guida, e intanto ponga a vostra disposizione la mia canova e il mio forno.
      Dietro di lui lampeggiavano due stupendi occhi cilestri che ci guardavano con fanciullesca curiosità. L'oste appartandosi proseguì: - Vi presento la mia figliuola, che avrà l'onore di servirvi. Vestì gli abiti di festa all'annuncio della vostra visita, perché ell'è garibaldina. Comparve sulla soglia della bettola una bianca, bionda e dolce giovinetta sui diciassette anni, che con garbo ci salutò. - Guà! esclamai, la Madonna del Sacco di Andrea del Sarto! Chi entrò nel chiostro dell'Annunziata di Firenze, ricorderà l'affresco insigne di Andrea. La soave testa della vergine è qualche cosa di più umano delle Madonne di Raffaello, e di più divino delle Madonne del Murillo.
      Uno zendado di panno caffè con frangia d'oro piegato a quattro doppi copriva il capo della vergine calabrese e pioveale dietro le spalle.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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