Pagina (89/232)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Discinta la spada, mi beatificai con un catino d'acqua fresca, adocchiando contemporaneamente nella propinqua sala la mensa festante di diverse frutta che parevano colte nel paradiso terrestre, onde tardavami d'irrorare la gola arsa dal caldo e dalla sete, allorché un paesano salendo le scale a salti con voce trarotta ci avvertì che un picchetto di lancieri borbonici spesseggiava, per riunirsi alla brigata. Colla faccia tuttavia bagnata e grondante, monto in arcione e mi precipito dietro quei cavalieri. Avevo un cavallo di sangue inglese che volava come Baiardo. Nullo balza in sella un istante dopo, ma lo lascio indietro a perdita d'occhio. La briglia sul collo del corsiero, oltrepasso il picchetto nemico. Girato il cavallo, grido ai sopravvegnenti:
      - Indietro! siete prigionieri: al quartier generale di Garibaldi!
      Un maggiore, due capitani, un medico di reggimento, quattro sergenti e otto soldati.
      Il maggiore, conte C..., sguainò la sciabola.
      Adesso, pensai, m'infilzano. - Io ripetei immantinente, ingrossando la voce: - Indietro! e soggiunsi: - Anche il generale Briganti sta in nostra mano.
      - Andiamo a Garibaldi, esclamarono i soldati voltando i cavalli. Alle parole e ai movimenti dei soldati, il maggiore, ringuainata la sciabola, mi disse con isforzata rassegnazione:
      - Dunque prigioniero; ho una bandiera ed è vostra.
      - La darete a Garibaldi. Italiani voi come noi, fatevi soldati della libertà. Avrete avanzamenti e combatteremo insieme gli Austriaci.
      Frattanto sopraggiunse Nullo.
      Alla mia concione enfatica, piovuta sull'animo degli ufficiali, come acqua sulle piume di un'oca, il maggiore di rimbecco replicò con ironia signorile:


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





Baiardo Garibaldi Briganti Garibaldi Garibaldi Austriaci Nullo