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      I nostri giovani artiglieri tiravano da disperati. Notavamo con chiara veduta ogni colpo esatto o fallito, e con cuore palpitante esclamavamo:
      - Basso! alto! bene! ancora!
      A Garibaldi "Sì buon guerrier al mar come all'asciutto" scintillavano gli occhi d'inusitato splendore.
      - Peccato che si guasti, perché nuova, gorgogliava il marchese. S. M. il re Vittorio Emanuele non ci manderà le sue congratulazioni per questa ragazzata.
      - Laissez les enfants gagner ses épérons, risposegli Garibaldi senza staccare dal ciglio il cannocchiale.
      Prime armi in vero della sua artiglieria! Mutò i fianchi più d'una fiata la nave superba, e molti danni e morti seminò, ma s'ebbe accoglienze di mano in mano più aspre. Più spessi i colpi e più certi partivano dai nostri cannoni, ed essa, o fosse elezione o necessità, si risolse di proseguire la rotta, bersagliata a poppa meglio dal furore che dalla ragione, poiché si tirò anche quando le palle non arrivavano, e quei rimbombi innocenti sembravano od erano salve di gaudio.
      Ripresentatisi oratori gli stessi uffiziali, invece dell'attesa risposta perentoria, fecero scialo di retorica, tentarono tergiversazioni, chiesero dilazioni, allusero alla speranza di vicini aiuti, o d'imbarchi notturni, e nell'ipotesi d'una combinazione posero patto indeclinabile la promozione di tutta l'uffizialità. Garibaldi, abbassato il cappellino, tuonò:
      Non mercanteggio, ed ora rifiuto gli uffiziali. Andate voi a Melendez, proseguì indirizzandomi la parola, e tirando di tasca l'oriuolo: intimategli la resa a discrezione entro venti minuti dall'arrivo.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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