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      - Or bene, generale; la lotta e subito.
      E m'alzai prendendo commiato.
      - Ascoltate. Propongo di decampare da questi luoghi alidi per sole otto miglia. A Scigliano troverò acqua pei soldati. È una semplice ragione umanitaria. Non mi vi determina nessun riflesso strategico. Di là, meglio chiarito sulla mia situazione, tratteremo e ci accorderemo.
      - Quivi e non altrove, oggi e non domani, la resa o la battaglia. Né io ho autorità di dipartirmi da questo dilemma. Ma pongasi fine agli indugi: scegliete.
      - Signor maggiore, vi prego di riferire la mia proposizione al generale Garibaldi e di riportarmene la risposta. Io vi attenderò.
      - Vana prova. Pure riferirò. Non ricomparendo, significherà che Garibaldi rifiuta di rispondervi, e che, declinati da voi i consigli della ragione, egli s'appiglia alla ragione delle armi.
      E ci separammo. Nel cuore del villaggio un colonnello correndoci incontro ululava:
      - Arrestateli, arrestateli; tradimento: bande d'insorti ne circondano.
      - Voi ci assicuraste il libero cammino fino a Napoli, ora espierete la mancata fede.
      Un nugolo di soldati e d'uffizíali alla rinfusa ci avviluppò con grinte dure e sinistre.
      - Nessuna promessa, colonnello, io gli risposi con pacata risolutezza. Le nostre promesse a voi, miratele sulla punta della nostra spada, che in questi accenti ebbimo sguainata. Se siete soldati d'onore e non assassini, largo al parlamentario!
      Spronammo i cavalli e ci aprimmo il varco. Intanto un lanciere al galoppo portava il comando del generale Ghio che nessuno ci torcesse un pelo.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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