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      Il drappello delle guide aspettavaci con ansietà e principiava già a non aspettarci più. Narrai l'aneddoto, ed all'omerica rassegna delle nostre forze furono fatte le più grasse risate del mondo. E Nullo a me, allungandosi i baffi:
      - Va a ragguagliarne il generale.
      Dopo un miglio m'avvenni nel generale Cosenz accompagnato da due aiutanti, il quale sperava per mezzodì nell'arrivo d'un suo battaglione colle lingue fuori. Dopo tre miglia, incontrai Garibaldi, sui colli di sinistra alla testa di un migliaio e mezzo di calabresi condotti dal maggiore Mileti. Rendutogli atto dell'avvenuto, lo interrogai se dovevo recare la risposta a Ghio.
      - Che risposta! venite con me, andremo a dargliela di costà la risposta!
      Garibaldi, nel dispiccarsi dall'esercito coll'esigua scorta delle guide e degli aiutanti a fine di ghermire per le falde dell'abito il corpo di Ghio sguazzatogli di mano, fece a fidanza sulle squadre degli insorgenti calabresi. Le rinvenne per verità, e con la sua arte inimitabile di destreggiarsi sui monti, pensava molestare ed impedire il Ghio di tanto, suscitandogli intorno nuove genti e nuove armi, che le proprie divisioni avessero tempo di giungere.
      Ghio aspettava la risposta; i soldati di lui cibavansi con penosa incertezza le agnelle rubate, e noi, un migliaio che circuiva dieci migliaia, in meno di due ore li avviluppammo. Il nemico diffuse tosto in catena i suoi battaglioni di cacciatori e le offese stavano per iscoppiare. Da un campo di mais notavamo distintamente le esperte manovre di quei cacciatori, e il generale Sirtori opinava ch'ei a loro talento potessero tagliarci a fette tutti quanti.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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