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      Quando stendeva le braccia davanti a sé con mani aperte, le dita strette e il guardo fisso e immoto, quella massa di donne e di lazzaroni curvavasi in figura di vasta onda di mare. Il frate irradiava sulla folla una corrente magnetica come sovra una sonnambula. Durante la sosta ci vennero udite le seguenti parole in dialetto napolitano.
      - ...Ora che sapete che cosa ha fatto, vi dirò chi è. Giù le berrette, popolo peccatore; guarda lassù a Iddio e implora ch'Ei ti renda degno d'ascoltare la verità. Lassù. Nel pronunciare questo avverbio, il frate mago, sollevato il braccio destro, appuntò l'indice al cielo con sì imperioso gesto che le mille teste della muta e commossa moltitudine macchinalmente si alzarono e parea invocassero la discesa dell'eterno spirito. Trascorso qualche minuto secondo, il frate ripigliò:
      - Or bene; nel fondo dell'anfiteatro di Pozzuoli, san Gennaro, alla vigilia del martirio, chiamato a sé l'unico figliuolo, gli disse: "Va, fuggi, affidati a una barca e remiga verso la Liguria; là sarai salvo, là dai figli dei tuoi figli nascerà un figlio maschio, con capelli come i raggi del sole, con faccia di leone, che non berrà vino né bibite forti, che si nudrirà di frutti della terra e avrà nome Zibeppe, e gli uomini lo conosceranno dalla camicia rossa intinta nel mio sangue, di cui domani empierai un'ampolla che porterai teco in esilio. Codesto mio nipote diletto tornerà alla terra de' suoi padri vendicatore e redentore; i tiranni che avranno contristato il mio popolo napolitano dilegueranno davanti a lui, e a questo popolo egli apporterà libertà e maccheroni ...


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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