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      - Costà, narrò il sindaco affisando la parte esterna del promontorio, si pescano eccellenti murene; presso al lido sorgeva la villa dell'oratore Ortensio, il quale pescava gli antichissimi avi delle presenti murene, e avevane addestrata una, che alla sua voce accorreva a lui e attirava perfidamente le compagne nell'agguato.
      - Domata la ribellione, imbandirete la nostra tavola dittatoriale colle ultime nipoti delle murene d'Ortensio.
      - Colonnello, la pesca in questa notte medesima.
      Già al corto crepuscolo succedeva la notte; ancora un miglio, indi sbarcammo in Procida sulla costa di San Cattolico.
      Traversammo l'isola a piedi, con un appetito che la brezza marina acuí e più acuto allora rendevano gli effluvi degli aranci e dei cedri. Per giunta lo spietato sindaco ci descrisse le migliaia di grassi fagiani e di francolini della caccia reale di Procida. Laonde fra le murene dell'indomani della lotta e i francolini che presumevamo mangiare la vigilia ci sembrava mill'anni di arrivare alla prima stazione del viaggio. Il sindaco continuò il racconto nella seguente conformità:
      - Con regio bando proscritti dall'isola tutti i gatti, nel secolo scorso, per non danneggiare la propagazione di quei nobili augelli, in pochi anni moltiplicarono a miriadi i ratti e divennero una spaventevole calamità. Giardini e case e chiese e sagrestie e armadi, e fin'anco le canne d'organo, ogni cosa invasero e rosero codesti ratti; le provvisioni domestiche; i cadaveri prima della sepoltura, i ragazzi nelle cune giacquero in preda dell'orribile flagello.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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