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      Il sergente dal suo canto aveva pigliato la cosa in sul serio, e gli applausi, onde fu coperto a cagione della camicia rossa, se li prese per sé, proprio per sé. Spacciatosi mio segretario, accoglieva suppliche, accordava patrocinio, dava speranze d'impieghi, di promozioni, e in breve gran frequenza di clienti ingombrava la sua anticamera, ove piantò in qualità di sentinella e di usciere un milite della guardia nazionale del picchetto destinato al mio appartamento.
      Il municipio, i magistrati, l'uffizialità della guardia, molti spettabili cittadini spesseggiarono alla mia residenza in atto di omaggio al luogotenente del dittatore. Io risposi rallegrandomi che al solo mostrarsi della camicia rossa, simbolo di libertà e di giustizia, la reazione borbonica di Forio, che afflisse l'animo di Garibaldi, fosse scomparsa; segno indubitabile che una minoranza audace soverchiò la popolazione con istantaneo assalto. Soggiunsi che, risoluto di estirparla senza pietà, di soddisfare alla ragione del popolo, di avviarlo col lume del diritto e della moralità nella vita nuova, io facevo assegnamento sui nobili istinti di esso, sulla cooperazione delle autorità, sul coraggio della guardia nazionale e sui consigli disinteressati degli uomini liberali. E terminai! - Se dovremo combattere, io sarò primo al pericolo, fiero di esporre la mia vita per la salute degli abitanti di Forio.
      Finita la concione, aspettavo che gli uditori, stesa la mano in atto di chi giura, si profferissero difensori deliberati della terra nativa e della patria comune.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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