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      Tacquero tutti, mirandosi l'un l'altro con occhio smarrito; pareva che quelle fisonornie e quell'atteggiamento significassero o ch'io farneticavo, o che eglino avevano paura. Il mio discorso cascò come carbone acceso in una secchia d'acqua. Girai il guardo in cerca del sindaco: chiesi di lui; ei s'era ritirato. Invitai il comandante della guardia nazionale ad avvicinarsi, e più voci risposero: - Il comandante è il sindaco. Al silenzio e alla immobilità un sommesso favellìo sottentrò, e un decomporsi e ricomporsi in gruppi diversi come di gente che affrettatamente ponga in sodo un'idea. Alfine un sottotenente della guardia nazionale, avanzatosi quale interprete del sentimento collettivo, disse:
      - Eccellenza, il signor B..., uomo ricco, ambizioso e prepotente, si fisse in capo d'esser a un tempo sindaco e comandante della guardia. La violazione della legge e la incompatibilità delle due funzioni provocarono rimostranze per parte della guardia a cui appartiene il fiore della cittadinanza. Nel breve periodo della costituzione di Francesco II l'abuso passò liscio; ma fuggito Francesco davanti a Garibaldi, lo s'invitò formalmente di dimettersi da uno dei due uffizi. Infiammato da' suoi criati, diniegossi con alterigia di rendere ragione al diritto, sostenendo che tale concentramento di poteri consuonava col governo dittatoriale, e che, nel rimutato ordine pubblico, lo spirito turbolento della nostra plebe doveva rattenersi con mano vigorosa. Il malcontento, sceso immezzo al popolo di cui egli mostrossi sempre schivo e dispregiatore, cominciò a manifestarglisi con dimostrazioni palesi di ostilità. Si riseppe aver egli detto che sarebbe corso a Napoli e tornato con un battaglione di garibaldini per ridurre a segno questa canaglia.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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