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      Tali parole elettrizzarono la sala e ridussero a nulla ogni resistenza. La voce ferma e sonora dell'oratore popolano sembrava l'eco della voce onnipotente della moltitudine. Tutti si alzarono, e mia moglie, guidato il barone all'altro capo della tavola, e presa la mano del capitano la congiunse a quella del sindaco con queste parole:
      - Consentitemi che io sia pronuba alla riappacificazione di due uomini onesti.
      - Giovanni B..., e l'accento solenne dell'onorando cieco suscitò un'emozione in ogni cuore, dite che nel nome d'Italia e di Garibaldi noi abiuriamo il passato.
      - Abiuro, balbettò il capitano finalmente vinto.
      Si abbracciarono, visibilmente commossi, questi uomini, ai quali venne insegnato di odiarsi fino dalla culla, e obbedienti al comando del popolo si presentarono sul poggiuolo. I commensali dietro di loro coi candelabri accesi illuminavano la scena di due nemici che si stringevano la mano.
      Era un quadro di Gherardo delle Notti.
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      Fissata la partenza per mezzodì, combinai di evitare una nuova ovazione, sguizzando da una porticina per qualche straduccia alla rada. Ma la signora B..., la fanciulla dagli occhi nuotanti, e altre loro amiche stavano attorno a mia moglie con carezzevoli istanze acciocché ci trattenessimo alcuni giorni ancora. Promise ella il nostro ritorno, e intanto impegnavale ad apprestar filaccie e pannilini per l'ospedale di San Sebastiano, e a rallegrare la tediosa convalescenza dei feriti con aranci, con limoni e coi prelibati vini onde Ischia va celebrata.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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