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      Me ne appello al marchese. Ci guatammo l'un l'altro come chi aspetta le stigmate. Ma prontamente io interruppi quello stupore con la seguente nozione bibliografica:
      - Centocinquant'anni fa, il gesuita Lucchesini scrisse un opuscolo intitolato: Sciocchezze scoperte nelle opere del Machiavelli dal Padre Lucchesini. L'arguto editore stampò in abbreviazione sulla costola del libro: Sciocchezze del Padre Lucchesini.
      Se non che il generale aveva già presa la calata del monte, e noi sollecitamente lo raggiungemmo. I nostri cavalli ci attendevano in una valletta a metà dell'erta; montati in sella, procedemmo di colle in colle fino a San Leucio, e percorrendo il parco reale ritornammo al palazzo di Caserta. Le lepri e i fagiani sbucavano tranquilli e addimesticati da ogni forra, da ogni cespuglio, da ogni verzura del parco, e se ne andavano a spasso pei prati e pei viali, raramente correndo, raramente sull'ala. Le loro giornate volgevano serene in placidi ozi, in fortunati amori, in pasture pingui e incontestate. La guerra, che romoreggiava d'intorno a quel sacro asilo, micidiale agli uomini, tornava ad essi propizia, e propizia ancora più la fuga del re cacciatore. Quella pacifica democrazia di mammiferi e di gallinacei confidava forse nel plebiscito, e si cullava nella speranza che non verrebbe eletto un nuovo re, massime se cacciatore.
      Sull'imbrunire il gentiluomo di Boiano ripresentossi a Garibaldi, sollecitatore pertinace degli aiuti contro la reazione e affrontatore imperturbabile del corruccio del generale; talmenteché questi alfine cedette e nominò il tenente colonnello Nullo al comando della impresa, il capitano Zasio e me quali suoi aiutanti.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
pagine 232

   





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