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      - Però al quartiere generale se ne ragiona come di cosa sicura. Comunque sia, mi rincresce d'andarmene nell'ora dello scioglimento del dramma. Vieni tu?
      - Impossibile. Ti seguii per assistere i feriti. Mi offersi d'accompagnarti ad Ischia perché non ce n'era ancora. Ora gli ospedali riboccano.
      - È giusto.
      L'indomani partimmo per Maddaloni, ove stanziavano i due battaglioni della spedizione. Nullo, Zasio ed io ci sfogavamo contro il signor Pallotta, il gentiluomo di Boiano; e Caldesi contro il colonnello Paggi.
      Dopo colazione esco dall'albergo per dare un'occhiata al mio cavallo, e m'imbatto nel gentiluomo adagiato in una carrozza al gran trotto! Accennato al cocchiere d'arrestarsi, m'affaccio allo sportello e dimando al gentiluomo sue novelle.
      - Io, soggiungo, ed altri uffiziali fummo distaccati dal quartier generale per capitanare le vostre genti di Boiano. Non potevate arrivare più desiderato e più a proposito.
      Egli mostrasi turbato come persona sorpresa nella esecuzione di occulto disegno, e bofonchiando, risponde:
      - Vo a Napoli.
      - A Napoli! Che c'entra Napoli con Boiano? Abbiate la bontà, signor mio dolce, di scendere e di seguirmi.
      Accoppio all'intimazione un movimento imperioso, da dritta a sinistra, dell'indice, per cui il gentiluomo si capacita della vanità d'ogni replica, e discende. Gli amici, coricati sul sofà in sala da pranzo, e involuti in una nube di fumo dei sigari, in mezzo alla nuvola ruminavano concetti strategici, e Caldesi sulla tabella del conto dell'oste scriveva il nome del colonnello Paggi con una sola g.


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La camicia rossa
di Alberto Mario
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