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      Forse mai un Poeta ha pensato, o pensandolo abbia osato attuarlo, come sia per lo meno parimente naturale che la gioja opprima sì efficacemente l'anima da produrre il silenzio, o da non consentire altro che pochi e interrotti accenti. A questo modo avremmo avuto una certa novità in quella vecchia situazione: ma oibò ! è rito che al largo debba seguir la cabaletta: e poi, e poi la prima donna strepiterebbe perché le si toglie il destro di fare sfoggio della sua gola agilissima; e quel che è peggio, il pubblico non applaudirebbe. Ma, per Dio, si senta una volta la dignità dell'Arte, e si vegga che questa non deve prostrarsi ai pettegolezzi teatrali, che deve educare i cantanti e il pubblico, che val meglio il far bene quantunque se ne abbia per guiderdone il silenzio, che l'adulare le velleità avendone per compenso stolti e non consolanti plausi. Ciò dico in generale e non pel Verdi, il quale non mai opera in tal modo, e questa volta dal Poeta è stato condotto in errore. Di fatti, come ispirarsi in quella convenzionale e antichissima forma di cabaletta? Io tengo che un Artista riesce da meno di questa situazione a proporzione ch'egli è più grande, più serio. Cosiffatte combinazioni sono degne di qualche mediocre e inetto maestro che buffoneggia nella Tragedia, e che oggidì occupa l'animo del volgo napoletano; ma un Verdi dovrebbe sentirne l'inanità e comandare al Poeta di bandirle ormai. Coll'andar del tempo il pubblico si accostuma alla novità, e l'effetto cresce perché più naturale.


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La ragione della musica moderna
di Niccola Marselli
Editore Detken Napoli
1859 pagine 218

   





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