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      Toca a voi dui signori Compadri ad acomodare queste creature insieme, perchè la forza Arlechinesca non è bastante a farlo. Sopra di questo non vi dirò altro: solo che io ò promesso a S. M. di andarla a servire per 6 mesi, mentre che vi vada una buona Comp.a come lei desidera: et se la Compagnia che si farà non sarà nel modo che S. M. desidera, io mi dichiaro di restarmene a casa mia, per non perdere quella poca di reputacione che mi sono acquistato in Francia.
     
      Vedete che cervelli avevan gli attori italiani circa trecento anni fa! Credevano essi perdere della loro reputacione artistica, andando a recitare con mediocri attori. Oggi i cervelli sono stati rimpendulati? Vediamo attori, giunti all'apogeo della gloria, andar guitteggiando con infime Compagnie, passando sopra a ogni jattura dell'Arte, quasi avessero bisogno di sagrificar tutto, anche sè stessi e il loro nome, per un tozzo di pane!
      E poi vi è tra costoro chi ha il coraggio di lamentare la decadenza dell'arte; il poco rispetto, che vi è ad essa in Italia. Ma, che rispetto potrà avere un'Arte, i cui apostoli, diciamo pure così, la danno, per primi, a motivo di dileggio? Volge un periodo in cui nell'arte che amiamo, anche i migliori, salvo qualche eccezione, sembran guasti dalla tabe dell'istrionismo; e ci resta appena da cercare un conforto, una speranza nei giovani, che non seguano tristi vestigia, e che, per ora, fra tante caligini, non sappiamo ove siano. Forse ce n'è uno, forse ce n'è più d'uno: l'Italia aspetta questo attore ispirato.


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L'epistolario d'Arlecchino
(Tristano Martinelli 1556-1631)
di Tristano Martinelli
Editore Bemporad Firenze
1896 pagine 61

   





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