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      Per lo contrario, si lodarono quali pregi fra noi sconosciuti fino a quel giorno la istituzione dei giudici di pace a modo di Francia, la iscrizione delle ipoteche, necessario ritegno alle soperchianze e alle frodi, la independenza dei magistrati, e le supreme corti di Cassazione, freno possente agli arbitrii e alle ingiustizie de' tribunali. Nelle regole scritte e nelle decisioni de' magistrati sempre si prendevano di mira il pubblico bene, la uguale spartizione delle sostanze nelle famiglie e l'assicurazione delle proprietà ai possessori, la tolleranza religiosa, l'abolizione di qualsivoglia privilegio contrario alla ragione, agl'interessi e alla dignità de' cittadini: era vanto, e ad ognuno veramente piaceva quella giustizia pronta, risoluta, imparziale a tutti, senza guardare in viso a nobili o a plebei, senza prima dimandare se si aderiva a questo o a quel colore, a questa o a quella dinastia, intenta solo a consolare l'innocente ed a punire il reo. Pubblicavasi finalmente abolita la censura sopra la stampa dei libri; ma nel fatto vennero sottoposti a pene e riprensioni molto severe gli autori che si permettessero la più piccola licenza negli scritti; unico mezzo di sottrarsi ai castighi, alla severità o ai rabbuffi di un censore indotto o ambizioso, prima di mandarli alla stampa, soltoporli all'esame di commissarii a ciò delegati. Ad Urbano Lampredi, che nel giornale intitolato il Poligrafo, ebbe notato parecchi difetti in uno scritto del Compagnoni, allora consigliere di Stato, fu arrogantemente intimato di non più scrivere in avvenire contra gl'impiegati del governo.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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