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      Ah! sire; non obbedirvi č delitto, non adorarvi č un'infamia..... Giuriamo infine armonia di spirito colle nostre sorelle italiche e gara di zelo per il maggior bene d'Italia, e per l'onore di quella corona che passō, varcando per tanti secoli, dal Magno al Massimo; felici noi, se ci č dato al nostro ritorno di portare alla patria nostra, titubante fra timori e speranze, queste consolanti parole: Il tuo sovrano non cessa di esserti padre, ti stende la mano di grazia, ti crede, ti conosce, intende i tuoi voti; ti basti". Ed il servile oratore, senza dubbio animato poco dopo dagli onori e dalle pensioni largitegli dall'accorto imperatore, sollevatosi ad un tratto dalla semplicitā dell'aringa all'altezza del poema, con adulazione ancora pių bassa cantava nella Pronča:
      ......... l'epica trombaAl labbro accosto, e d'intuonar m'attento
      NAPOLEON. Di tanto nome al suonoScoppia la tromba, e va spezzata al suolo.
     
      Ma queste turpitudini erano di poeti, nei quali la gloria militare, unica al mondo, di Napoleone faceva trasmodare a troppo liberi voli la fantasia; mentre i ministri del santuario, che hanno l'obbligo in ogni andamento loro di serbare la calma e la dignitā delle parole, lo chiamavano Inviato, Spada e Braccio fortissimo di Dio; i monarchi pių alteri d'Europa andavano a gara fra loro nel farselo amico e congiunto.
      Diverso affatto da loro Vittorio Alfieri, quantunque nato in paese e tempi di radicata servitų, vissuto lungamente in non libera terra, seppe nondimeno riprendere la nequizia de' suoi contemporanei, tuonando con sensi alti, virili, veracemente italiani; e la generazione presente e le future debbono rimanergli grate oltremodo dell'avere ritirate le lettere nostre dall'abbiezione in cui altri le aveva precipitate.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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