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      Nuocevano questi oziosi abitatori dei chiostri alla prosperità della finanza, perchè superiori al bisogno le rendite loro, e sempre i beni degli ecclesiastici immuni dai pesi; nuocevano parimente ai progressi dell'industria e dell'agricoltura, perchè per istituto disoccupati e infingardi, e perchè, per lunga consuetudine d'anni e durata pazienza di popoli vituperosi al mondo col viver loro grosso, agiato, abbondante, fastoso, lasciavano in abbandono o in mani inesperte le vaste possessioni che li arricchivano. Richiedendo il secolo e la volontà dei governanti, che s'introducesse una maggior perfezione nelle arti indispensabili all'industria e all'agricoltura, ed essendo già aboliti in Italia gli avanzi della feudalità e le primogeniture, gli animi si trovavano generalmente disposti a volere l'estirpazione di quell'ultimo residuo di barbarie: della quale necessità si mostravano non solo intimamente persuasi gli uomini di Stato e parecchi ecclesiastici di condizione inferiore, ma eziandio personaggi di grande autorità nella chiesa e prelati per virtù e dottrina spettabilissimi, mossi non da capriccio o da mire ambiziose, ma dal maggior bene ed onore della religione. Questi tali, penetrati com'erano in generale della esigenza dei tempi, amavano e promuovevano con ogni loro sforzo le dottrine di Pietro Leopoldo e del vescovo Ricci. I filosofi poi di quest'epoca, i quali delle cose della religione e della ingerenza de' suoi ministri molto largamente pensavano, non procedevano, come alcuni loro colleghi del secolo scorso, con le celie e gli scherni, ma o per maggior decoro, o perchè già sicuri del consentimento di tutti i buoni, ancorchè deliberati a non cessare finchè non si fosse ottenuto lo scopo bramato, usavano nondimeno un fare più conciliante negli scritti, ed una simile temperanza nelle parole.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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