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      Conveniva pertanto fare quello che non lasciava dubbio alcuno alla riuscita; adottare cioè sul bel principio riformazioni tali che accennassero a tolleranza ed equità, non a scandalo e rilassamento di principii; del rimanente, aspettando che il progredire degli anni e delle migliori opinioni politiche, la sapienza degli scrittori, le generali condizioni degli Stati d'Europa, ed una civiltà più inoltrata nelle nazioni da cui sogliono partire i primi e più validi esempli alle innovazioni, diradassero dalle menti volgari le reminiscenze, i timori e certe superstiziose adorazioni dei creduli tempi.
      In molto misera condizione trovossi allora in Italia l'agricoltura per l'andare, il venire e lo stanziare continuo di eserciti ausiliarii e forestieri, per le guerre non mai interrotte che toglievano le braccia alla coltura de' campi, adoperandole nelle tremende battaglie dell'impero, ed unica via all'attività delle menti non educate alle industriali o letterarie dottrine oggimai rimaneva il commercio. Ma scarso e sommamente scaduto era il commercio esterno, danneggiato sul mare dagl'Inglesi dopo il sistema proibitivo o blocco continentale ideato da Napoleone; dal che risultò, che non solo molti naturali prodotti delle province italiane rimasero invenduti e vennero per conseguenza via via scapitando ne' prezzi, ma non poche arti angustiate dalla penuria delle derrate d'oltremare tanto necessarie ad alimentarle, trovandosi insufficienti al rimedio le rade ed incerte importazioni de' contrabandieri, anch'esse decaddero.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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