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      Erano anche stati confermati in quel pensamento loro dalle promesse degli Austriaci, come meglio in breve diremo, ma specialmente ed anzi tutto dallo stesso Napoleone con allettamenti e lusinghe di futura unità della patria italiana per averli fedeli ad ogni probabile evento. Le imperiali affermazioni erano state franche, formali, non comandate da prevenzioni o paure; e niuno, argomentando dalle visibili prove, avrebbe potuto allora persuadersi, che tanta aspettazione così generalmente promossa, tanti patimenti costantemente durati, tante sorti migliori da lungo tempo invocate, tanto addottrinare di maestri sapientissimi, tanto lamentare di uomini virtuosi recentemente mescolatisi a fin di bene in opere strane e malvage, e datisi a servire altrui unicamente per un particolare risguardo verso la patria loro, non altro di generoso e di buono partorirebbero infine, se non ch'ella non destini mutasse, ma padroni, non di sè fosse, ma d'altri, non Stato unito e indipendente, ma provincia di Francia rimanesse, e che quando già credevasi di toccare assai prossimo il porto, allora si dovessero affrontare nuove tempeste.
      Certo Napoleone non disse agl'Italiani: Io costituirò la vostra patria nazione unita il tal anno o il tal giorno. Aveva però detto l'anno 1805 alla deputazione lombarda recatasi a Parigi ad offerirgli la corona di ferro: "Dappoichè io venni la prima volta fra voi, ebbi sempre in mente di creare libera e independente la nazione italiana, nè questo grande pensiero mi abbandonò mai in mezzo ai grandi avvenimenti della mia vita.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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