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      Entrando perciò costoro, e, a quanto si crede, più esplicitamente il ministro di Prussia, a favellare di questa materia col conte Alberici Litta, chiedevano ai delegati: Avete voi in pronto un esercito grosso, forte e ben allestito alle fazioni di guerra contro gl'imperiali? Potete voi tener fronte in campagna agli Austriaci, e trattenerli dall'innoltrarsi verso Milano? Avete voi uomini ed armi sufficienti a conseguir la vittoria? Avete ancora animo e seguito di opinioni che bastino a comprimere i partigiani dell'Austria, i quali a quest'ora già levano alta la testa in tutto lo Stato? Se di questo avete fiducia, molte valide ragioni stanno tuttavia dal canto vostro, che possono far salva la vostra patria. Così per amichevole consiglio. Ma il vecchio esercito italiano, grosso di 50,000 valorosi soldati, era perito nelle battaglie e ne' geli della Russia, donde solo poche compagnie tornarono a rivedere la terra natale; il nuovo poco numeroso, poichè se arrivava, certo non passava le 20 migliaia; i Francesi ausiliarii, i quali formavano il nerbo principale delle milizie del vicerè, per patti convenuti con Bellegarde già lasciavano le stanze lombarde per tornarsene in Francia; gli Austriaci dal canto loro, affaccendatissimi a guadagnare l'affetto delle popolazioni e degli stessi amatori di un governo liberale, tenevano a bada alcuni generali italiani de' più influenti, affrettavano intanto gli accordi con Eugenio per avere in mano Mantova, e procedevano sollecitamente verso Milano.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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