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      Osservava ancora Pareto, che accadendo, come era il caso di Genova, di dover sopportare la concorrenza di altri porti vicini, la preferenza per uno di essi è sempre determinata da diritti meno onerosi, e da regole o usi meno incomodi ai trafficanti; così che un leggiero aumento di diritti, o una maggiore alterazione dei regolamenti lo fa prontamente deviare dal suo corso ordinario, e prendere quella via che più gli è larga di vantaggi e di concessioni. Notava infine, che qualora si effettuasse la divisata riunione dello Stato ligure al regno sardo, le spese di una corte e di un'amministrazione essenzialmente militare, qualora la piemontese, necessitando che si accrescessero le imposte, e queste non potendo estendersi ai terreni di lor natura sterili e angusti, comprendevasi facilmente che il commercio avrebbe dovuto portar solo i pesi maggiori; la qual cosa, anzichè prosperare, lo farebbe irremissibilmente trasandare e scadere.
      Rispondendo dipoi l'inviato genovese più particolarmente all'asserzione di Castlereagh che la sicurezza futura dei governi europei richiedeva una maggiore estensione di dominio ed una maggiore potenza negli Stati contermini alla Francia, perchè ne frenassero uniti le ambizioni e ne respingessero armati le invasioni, diceva: La forza di uno Stato, come male consigliati avvisano in questa occasione certi regolatori dei destini delle nazioni, non consistere nella estensione o nel numero dei paesi, ma sì piuttosto nell'unione, nel volere concorde, nello spirito nazionale dei popoli; e questa medesimezza di sentimenti, d'interessi e di voleri non esistere attualmente fra due regioni tanto fra loro opposte per diversità di costumanze, d'istituzioni, di forme governative, e di più, per moltiplici accidenti di fortuna passata, rivali e nemiche: le quali difficoltà e nemicizia non potendosi così presto ne così agevolmente superare, in vece di accrescere forza allo Stato da servire a difesa, vi darebbe adito alla discordia che produce indebolimento; ed in un caso certamente possibile di guerra, il Piemonte mal basterebbe a resistere ai nemici esterni ed interni, poichè i Genovesi sempre impazienti di scuotere un giogo imposto ad essi da una prepotente necessità, non avrebbero dubitato d'insorgere contra i loro dominatori in favore della Francia vicina ed amica.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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