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      Come abbiamo già altrove riferito, Bentinck rispose, che li aiuterebbe con tutte le forze di cui poteva disporre a stabilire un governo costituzionale in Napoli, se volessero prima di tutto cacciare dal regno Murat; ma i generali, che avevano provveduto al modo di superare le difficoltà che potessero sorgere in contrario, non pensarono però al caso di detrudere il re loro dal trono, e stettero contenti a predisporre l'esercito e il popolo ad una prossima mutazione di cose, non di persone. Si conducevano queste faccende con grande segretezza, sebbene non tanto che a Murat non ne pervenisse qualche lontano indizio; onde prendendo sospetto che il regno tutto fosse propenso ad una riforma nel sistema governativo, di ritorno in Napoli si adoperò in far credere che la volesse aiutare. Tolse a tal fine o scemò molti pesi che inceppavano il commercio; e veniva sempre più benignamente promettendo altri migliori ordinamenti intorno ad esso. A questo, e per vezzeggiare le speranze surte nell'animo dei più, favellando nel mese di maggio dell'anno 1814 al consiglio di Stato, disse: I rivolgimenti sopravvenuti in Europa dopo la rivoluzione di Francia del 1789, come avere mutato gli usi e i costumi inveterati delle nazioni, così avere indotta la necessità di un nuovo assetto da darsi agli ordini e statuti loro; dovere qualche volta i savii governanti adattarsi agli ammaestramenti del tempo, nè disconoscere sempre le migliorate tendenze dei popoli; lui volere pertanto adottare queste riforme con quella prudenza e moderazione che gli sarebbero suggerite dai più sperimentati fra i suoi consiglieri.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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