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      Questa dimanda, dalla quale a patto niuno volevano ritirarsi il re e i ministri napolitani, rendeva molto scabrosa la trattazione, e dalle due parti si scambiavano colloquii e scritture, senza che si venisse ad alcuna conclusione. Facevano poi i plenipotenziarii di Napoli le medesime dimande molto insistenti appresso all'Austria, siccome quella che avendo prima guarentito il trono a Murat, aveva anche promesso di adoperarsi efficacemente, affinchè i principi confederati gli mandassero ad onoranza i loro ministri, Ma la Russia, l'Inghilterra e la Prussia opinavano risolutamente in contrario, dicendo, che non solo quando si trattavano l'armi in Italia il re non aveva fatto quanto era in poter suo per aiutare la lega, ma sempre anzi si era ravviluppato in tali dubbiezze e contraddizioni, che qualche volta furono sul punto di combatterlo piuttosto come nemico, che d'invocarlo come alleato.
      Non isfuggirono questi dispiaceri all'accortissimo Talleyrand, il quale da Vienna stava continuamente in sentore di quanto portassero i tempi. E posciachè gli era largamente aperta la via ad emendare coi servigi presenti la lunga serie dei mancamenti passati, non cessava dal raccomandare al congresso, ed al ministro inglese più particolarmente, la causa dell'esule re Ferdinando Borbone, la causa stessa, come affermava l'onestissimo Talleyrand, della giustizia e della umanità. Per la qual cosa Castlereagh, il quale in ciò camminava d'accordo con lui, interrogato formalmente dal plenipotenziario francese sulle intenzioni del gabinetto di Londra intorno alla faccenda napolitana, chiese uno scritto in cui si contenessero, e con imparzialità si sottomettessero ad esame le ragioni che potevano indurre la lega a scoprirsi contro Murat.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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