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      E quali motivi di nemicizia esistevano fra l'imperatore e il re? Meglio dunque aspettare le decisioni del principi, gli avvisi di Francia, occasione più propizia per insorgere; qualche volta alle sorti degl'imperii, meglio che armarsi e combattere, giovare il provvedere e consultare; e spesso ancora vincere col savio indugiare quei capitani, che certissimamente avrebbero perduto col temerario affrettarsi. A questo modo i pacati e previdenti oratori del consiglio. Ma non perciò si soddisfaceva Giovacchino di tali pacifiche sentenze; che anzi, egli solo insistendo per le animose dimostrazioni, gli altri sempre indarno discordanti, i guerreschi apparecchi ogni dì più si moltiplicavano, e scopertamente s'indirizzavano al pronto successo della ordita trama.
      Questo fu come il principio di tutti i mali che di poi accompagnarono la caduta di Giovacchino. E per verità, se confortavano il suo pensiero le intelligenze segrete e la speranza di veder sorgere in Italia qualche moto d'importanza da cui potesse ricavar favore, stavano per l'Austria, non solo le maggiori probabilità della vittoria per le numerosissime sue schiere, ma la fermata concordia coi principi confederati, la sicurezza di trovare aderenze nelle corti italiane, e lo stesso insistere di Napoleone perchè stringesse accordi con lui. E quando pure i pensieri bellicosi avessero dovuto prevalere in Napoli, a Murat bisognavano molte battaglie vinte per potersi avvicinare alle Alpi; all'Austria invece bastava con la presenza de' suoi soldati il contenere le popolazioni, tenersi ben guardata alle difese, e aspettare quello che dagli alleati si definisse sul Reno; dal che risulta, che ottimo consiglio doveva parere a Murat, anzichè avventarsi con l'armi in pugno contro l'Austria, starsene avvertitamente a badare, ed all'ultimo apparecchiarsi a difesa de' suoi territorii sulla estrema frontiera, aspettando dal tempo casi meno dubbii a varcarla.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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