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      Queste considerazioni avevano un gran peso nella mente degl'Italiani, e li tenevano eziandio molto in sospeso. Nondimeno, se non aderivano per diversa persuasione alla persona, aderivano con grandissimo amore alla cosa; e la parte più operativa di loro facendo fondamento sopra il tempo avvenire, sperava facilmente di veder sorgere caso in cui l'inganno francese cedesse all'astuzia italiana. Perciò con ardentissime voglie seguitavano la impresa uomini di gran sapere, di molto nome e ricchezze a Bologna, a Ferrara, a Milano, come un principe Ercolani, un Cicognara ed anche un Pino; i quali confortando incessantemente Murat ad assumere le insegne di campione della italica libertà, si offerivano pronti a soccorrere ai Napolitani con tutti i mezzi e le forze loro, solo che il re spiegasse al vento un vessillo al quale potessero concorrere i nemici della imperiale tirannide in Lombardia. Del modo adunque gl'Italiani erano certi; del tempo, aspettavano che l'esercito regio avesse varcato il Po, per insorgere con un moto comune alla salvazione comune.
      Lasciata in questo la capitale del suo regno, e conferiti i poteri della reggenza alla consorte Carolina, donna di spiriti alti e virili, si avviava Murat, inclinando già verso la sua fine il mese di marzo dell'anno 1815, dando fama di voler presidiare con le sue genti i confini dalla parte di Rieti e di Ancona. Fece prendere il passo ai reggimenti della sua guardia sulla strada maestra di Roma. La qual nuova divulgatasi appena, il giorno 22 del mese di marzo il sommo pontefice Pio settimo, nominato prima un governo di reggenza, perchè tenesse le redini dello Stato durante la sua assenza dalla capitale, lascia molto mestamente le quiete sue stanze del Vaticano; fermossi qualche tempo a dimora in Firenze; poscia, udendo che nè anco il granduca se ne stava senza grande trepidazione all'avvicinarsi dei soldati invasori, e già anzi disponevasi a partire per Pisa, per ultima sua destinazione si ridusse a Genova.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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