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      Giā s'erano messi gl'imperiali a trasportarlo cattivo a Modena; quand'ecco udirsi dal conquistato ponte un tuonare di cannoni incessante, un calpestio di cavalli, ed un accorrere precipitoso di armati (Murat medesimo, irritato alla inazione di Fontaine, se n'era fatto guidatore), che spazzavano sulla riva quanto ancora rimaneva di squadroni nemici. S'accorsero allora i Tedeschi, che Sant'Ambrogio era stato superato; che la ritirata, per l'accostamento della schiera del re a quella di Carrascosa, si renderebbe loro estremamente difficile, e che dovevano meglio pensare a difendersi, che ad offendere: voltaronsi pertanto in prestissima fuga, non senza qualche scompiglio nel retroguardo.
      Desiderarono i Napolitani nei varii scontri succeduti al Panaro poco pių di settecento tra morti, feriti e cattivi; poca gente perdettero al passo del ponte, il che č da attribuirsi alla speditezza del fatto; il maresciallo di campo Filangieri nominato luogotenente generale da Murat, il quale sceso da cavallo per farsegli pių vicino, con belle parole ne lodava l'esimio valore. Pių molti furono i morti e i feriti dalla parte degli Austriaci; dugento all'incirca i prigioni; in tutto mila trecento, o poco meno. Nč volendo i regii dopo la conseguita vittoria lasciar respirare i Tedeschi, li inseguivano fin dentro Modena, dove attesero comodamente a riposarsi dalle fatiche della giornata. Il dė seguente, entrarono con bella e guerriera mostra in Reggio e Carpi; ed il 6 dello stesso mese, tanto furono bene regolate tutte queste mosse, occuparono anche Ferrara.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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