Pagina (211/496)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il generale dell'imperatore conosciute queste strettezze dei regii entrava in pensiero, che ove gli venisse fatto di chiudere il suo avversario dentro uno spazio così piccolo e tanto disadatto a spiegarvi le ordinanze, potrebbe da quel suo sicuro ricetto degli Abbruzzi aspettare i maggiori successi di Nugent che alloggiava a Ceprano, e fare anche una subita correria verso Napoli, se le prese speranze riuscissero a bene. Le poche schiere napolitane scampate dalla funesta rotta di Macerata poco contrasto potevano opporre al disegno da lui immaginato, perchè scoraggiate e perchè trovandosi tuttavia sparse, non avrebbero potuto riunirsi così presto ad una difesa vigorosa. Il generale Montigny fuggito ora da Popoli al primo apparire del nemico, com'era dianzi fuggito da Aquila, ricevuti alcuni rinforzi di truppe, vi tornò per brevi istanti, ma di nuovo poi se ne fuggì verso Sulmona. Quivi ebbe ordine di assaltare di nuovo Aquila; ma ribelle alle voci dell'onore, sollecito solamente al mettersi in salvo con le sue robe, fuggì per la terza volta, e indietreggiò fino a Pettorano(20). Stavasi dunque Bianchi in molta confidenza delle cose sue. Ma il maggiore Tocco, che comandava il reggimento dei corazzieri della guardia, il giorno 7 attaccò improvvisamente Popoli, e lo riprese. Al tempo stesso Carrascosa, sebbene non gli fosse nascoso che inutili sarebbero state le ultime pruove del valore napolitano, con un duro ributtamento sforzava gl'imperiali a ritirarsi in fretta da Castello di Sangro.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





Abbruzzi Nugent Ceprano Napoli Macerata Montigny Popoli Aquila Sulmona Aquila Pettorano Bianchi Tocco Popoli Carrascosa Castello Sangro