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      Si aggiunse un abuso al tutto incomportabile. Non pochi disturbatori della pubblica e privata tranquillità, già dannati per decisione di magistrati solenni, poscia per clemenza sovrana scampati alla infamia del remo, erano mandati in lontane regioni, specialmente alle guerre di Spagna, per rappresentarvi negli eserciti il nome e la dignità della patria. Con quanto onore dello Stato e del re ciò fare si potesse, io veramente non lo so; ma questo so bene, che le querele fino a sazietà ripetute da sfrontati gazzettieri francesi contra i napolitani commettitori di enormi uccisioni e ruberie, a pochi scelerati uomini piuttosto che a tutta una nazione si vogliono più giustamente imputare.
      Le cose che abbiamo fin qui ampiamente descritte appartengono al regno di Murat; le seguenti alla persona di lui. Erano in Giovacchino, oltre ad una generosità grande e quasi infinita di cuore, un valore smisurato, un'audacia incredibile di mente, una prontezza maravigliosa di spiriti e di mano; in ciò piuttosto somigliante ai rischievoli campioni dell'antica cavalleria, che ai prudenti capitani dei tempi moderni. Tratto alle illusioni da una fantasia forte ed accesa, degli affari serii poco s'intendeva, e poco per sè medesimo si occupava; gigante nelle battaglie, aveva sempre minore l'altezza di re nei consigli, dove e raramente sedeva, ed alle gravi deliberazioni ripugnava per la natura sua mobile e varia. Finchè gli piacquero i gesti e le bandiere di Francia, fu contento alle imprese generose ed ai cittadini onori; ma divenuto congiunto di Napoleone, e da lui tirato alle consimili ambizioni d'impero, Murat ne concepì facilmente un alto sentire di sè medesimo, e per soprappiù quel disprezzo che mostrano tutti i Francesi della patria altrui, e quel vanto stucchevole che menano in ogni occasione della loro.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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