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      Ripugna ad ogni onesta persona il credere, che tale sia la mente degli augusti sovrani alleati. E dato anche il caso, o che agli ordinamenti dalla saviezza loro prestabiliti non convenisse quella forma di governo popolare tanto cara ai Genovesi, e tanto confacente alla condizion loro di Stato essenzialmente trafficante, non potranno essi conservare la independenza propria, con un sovrano congiunto di sangue e di parentado colle auguste famiglie che governano l'Europa, così come sono, a cagione di esempio, quelli che reggono oggi la Toscana e il Modenese, o che un tempo reggevano Parma e Piacenza?
      I mali che si tira dietro la dominazione straniera sono troppo freschi e troppo profondamente stampati nella memoria dei Genovesi, perchè possano essi di nuovo accettarla senza repugnanza e grandi querele. La ligure nazione è più che mai tenera delle sue abitudini antiche, de' suoi antichi modi, colori e bandiere, quelle stesse che una volta sventolavano in lontani mari sopra le flotte sue. Essa implora ora i buoni ufficii degli eccelsi principi collegati, e se ne richiama alla giustizia ed alle amorevoli promesse loro; essa non teme in pari tempo di rivolgersi eziandio ai ministri del re subalpino, il quale conosce quanto altri, che la vera grandezza si fonda sulla giustizia, e che il potere non si misura dall'ampiezza del territorio, ma sì piuttosto dall'amore e dalla fedeltà dei sudditi.
      Il governo temporaneo di Genova scongiura gli ambasciatori e ministri de' Dominati augusti sovrani a ponderare queste ragioni e comunicarle ai principi loro".


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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