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      Agli onori di Portici succedevano tosto le pompe di Napoli. Il re essendosi lasciato intendere ai ministri convenuti, che farebbe il dì 9 il suo solenne ingresso nella città capitale, i grandi, i magistrati, il clero e i capi dell'esercito se gli fecero nuovamente innanzi nella napolitana reggia per rappresentargli congratulazioni, omaggi ed augurii. Il popolo generalmente propenso ai Francesi e a Murat, fece poche dimostrazioni di gioia; solamente alcuni dell'infima plebe presi, non dall'amore per le reali persone, ma corrotti dalle largizioni della polizia, e sperando i soliti spettacoli e guadagni col venire del nuovo sovrano, esultavano in piazza. Fra queste contentezze, fra questi tripudii veri o simulati, fra le adulazioni dei cortigiani, i quali stimano sempre miglior padrone l'ultimo che comanda, passarono molti giorni; poi vennero le cure di Stato, e poco appresso le divozioni, o per dir meglio, le divote ostentazioni.
      Non furono rispettati i capitoli di Casalanza che confermavano le assegnazioni e dotazioni dei precedenti governi di Giuseppe Napoleone e di Giovacchino Murat, ed altre invece ne distribuiva Ferdinando. Il ministro di Francia, principe di Talleyrand, che con tanta compiacenza aveva promosse appresso al congresso di Vienna le ragioni di Ferdinando Borbone al trono di Napoli, fa creato duca di Dino con una assegnazione all'anno di franchi sessanta mila; e simile dotazione conferì più tardi il re al principe di Metternich, chiamato da lui duca di Portella, per avergli reso al tutto benevolo il congresso suddetto.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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