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      Scrisse subito lettere affettuose alla consorte Carolina per informarla del pensato disegno, ed altre parimente benevole al granduca di Toscana, raccomandandogli il foglio per la regina. In pari tempo spedì ordini al generale Dalesme, preposto al comando dell'isola d'Elba quando Napoleone partì per la Francia, acciochè si fortificasse dentro la terra, rispingesse ogni pacifico accordo che gli venisse da altri proposto, e riconoscesse la sua signoria. Era la possessione dell'Elba di estrema importanza, siccome centro di future preparazioni, e luogo opportuno a potervisi a tempo ricoverare, se non risultassero buoni effetti dall'impresa di Napoli. Tornarono però inutili tutti gli accennati provvedimenti; imperciocchè il generale Dalesme aveva poco innanzi segnata una convenzione con cui si obbligava di cedere il sito alle truppe toscane; e quanto al granduca, o perchè non si credesse precisamente informato delle disposizioni degli alleati, o più veramente perchè le affezioni dei tempi felici non sempre rimangono fedeli alla disgrazia, non rispose a Murat, e nè manco si curò di mandare la lettera alla regina in Trieste. La qual cosa saputasi dal re, cruccioso proruppe in queste parole: "Sconosce il granduca di Toscana l'antica consuetudine, perchè egli tornato alle grandezze, ed io caduto dal trono; ma ricordi egli, come io a disonore di tali uomini rammento, che un tempo in Parigi vantavasi di assiduità nel visitarmi, e che parlando a me medesimo, e con sensi pieni di ammirazione favellando de' miei casi di guerra, continuamente in sulle labbra aveva i dolci nomi di cugino ed amico".


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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