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      Mentre andava Murat disponendo ogni cosa alla partenza, non punto dubitando di presto vedersi rimesso nella condizione di prima, sopraggiungeva Maceroni da Parigi, portatore di moleste novelle. Narrava le disposizioni dei principi collegati intorno alla sua persona, e gli augusti alleati acconsentire che il re se ne vivesse libero di sè in Austria, in Boemia o in Moravia, purchè assumesse nome privato, si trattasse privatamente, fosse soggetto alle leggi ed alle costumanze del paese in cui si eleggesse di dimorare, e la eletta dimora non mai potesse abbandonare senza il consenso dell'imperatore d'Austria; facesse infine formale promessa sul proprio onore di non violare i patti accordati. Porgevagli al tempo stesso Maceroni lettere di Metternich, non superbe, non lusingatrici, e passaporto per l'Austria sotto nome di conte di Lipona (era lo stesso preso innanzi dalla regina). Soggiungeva, offerirsi parati gl'Inglesi a farlo trasportare a Trieste sur una fregata della loro nazione, che manderebbero in Corsica da Genova, non veramente come a re, ma come ad eminente personaggio si conviene. Ma tali condizioni non piacquero a Giovacchino; il quale sentendosi ogni giorno suonare all'orecchio le acclamazioni di pochi cercatori di disperate venture, e credendo quelle grida annunzio sicuro di vittoria, ricusò di accettarle. Non mai rallentavano in lui i pensieri vasti e smisurati; sempre pensava al suo seggio di Napoli, nè poteva aver pace o quiete insin che non l'avesse riconquistato.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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