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      Poscia volendo anche dare, come diceva Ferdinando, ai suoi fedeli ed amatissimi sudditi siciliani un sicuro pegno della sua reale benevolenza, pochi dì appresso confermava a suo luogotenente in Sicilia il principe ereditario duca di Calabria, suo figliuolo(35).
      Ella è cosa evidente, che le sorti della Sicilia, prima Stato libero e indipendente, ridotta ora a vivere soggetta a leggi non temperate da niuna forma costituzionale, ed in condizione tale che poco differenziava da quelle di una comune provincia del regno, avevano subita una grandissima variazione. Non vuolsi ad ogni modo tacere, che la separazione amministrativa e politica della Sicilia diventava impossibile dopo che Ferdinando ebbe ricuperato il maggior possedimento di qua dal Faro; imperciocchè, o bisognava estendere alla intiera nazione quelle istituzioni che erano sommo pregio di una parte di essa, o non si poteva a modo niuno tollerare quella strana confusione di una libera costituzione in Palermo, e di una monarchia assoluta in Napoli.
      In quel modo che abbiamo precedentemente raccontato si conclusero i regolamenti del re Ferdinando Borbone rispetto alla Sicilia, e per essi diventò nulla la potestà del parlamento che per gelosia di governo e per procedimenti arbitrarii di sovranità assoluta non fu più convocato; per essi ancora si videro cassa la libertà dello stampare, e conculcata in fondo la costituzione dell'anno 1812. Allegavasi dai Siciliani meno propensi a favorire queste usurpazioni della corona, essere una inutile mostra di umanità le abolite prerogative feudali, perchè già prima che tali disposizioni si palesassero nei consigli di Napoli, molti baroni le aveano in Sicilia volontariamente dismesse, e tutti con gravissimo pregiudizio degl'interessi proprii e delle loro famiglie.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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