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      la chinea; avere anzi ciò fatto per molti anni, e non essere ora nè più libero nè più independente di quanto lo fosse nel secolo passato; non desse ascolto alle parole melliflue e suonanti carità di coloro che sotto colore di pubblico bene cercano distoglierlo dagli obblighi contratti verso il papa, verso la chiesa, verso Dio; essere costoro i veri nemici del re, poichè coi perversi consigli loro mirano solamente ad allontanarlo da chi con tenerezza di padre lo ama, pel suo meglio lo ammonisce, nel suo miglior senno spera; fosse pur sicuro, che questi tali, dopo i primi passi per sottrarsi alla obbedienza romana, presto trascorrerebbero ad esimersi dalla obbedienza al trono, e chi in questi casi soltanto brama la libertà religiosa, già vuole la libertà politica; inclinare pur troppo il secolo presente alle sfrenate idee, e ad ognuno oltremodo piacere il vivere sciolto da ogni ritegno. Sentire infine, terminava dicendo Pio, grave dolore, e nell'interno del paternale suo animo grandemente contristarsi, asserisse il napolitano re di non essere penetrato da sentimenti di profonda afflizione, e di più affermasse, non rimproverargli la coscienza nissuna omissione in tal proposito. Adunque potrebbe vivere tranquillo in cuor suo chi mostrava di non curare i favori del cielo? E andrebbe persuaso di non avere errato colui che aveva calpestato i giuramenti fatti a Dio? Meglio pensasse Ferdinando, meglio provvedesse; tornasse a migliori sentimenti verso quella religione della quale, quantunque indegnamente, egli era capo, propagatore e vindice; ricordassesi infine, e sempre avesse alla mente sua davanti, i regni della terra, simili in tutto alle cose mondane, dileguarsi prestamente dagli occhi nostri; quello dei cieli solo felice ed eterno durare(38).


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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