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      Forse potea dirsi di lui quello che di alcuni ministri de' nostri giorni, che ammaestrato per lungo uso alla conoscenza e al disbrigo de' minori affari, sarebbe stato un eccellente capo di uffizio, non in tutto un buon ministro, molto meno un primo ministro; la qual cosa accadeva perchè nell'indirizzo da darsi alle faccende pubbliche non bastano sempre le rette intenzioni, quando non sieno assicurate da una scorta più certa ed infallibile, che è lo studio delle civili istituzioni, e per verità lo studio di quelle materie che tanto sublimano sopra il comune dei governanti il pubblicista e l'uomo di Stato, mancava al Consalvi. D'altronde il cardinale ministro viveva assiduamente in mezzo alle costumanze pretesche; era da mane a sera attorniato da' preti; talvolta non vedeva ed udiva fuorchè con gli occhi e le orecchie de' preti: non è dunque da sentire maraviglia se Consalvi si lasciasse alcune volte nella vita pubblica dominare da certe sue affezioni ed abitudini, che aveva imparate nella privata.
      V'era nondimeno un punto in cui convenivano e si trovavano perfettamente d'accordo il pontefice ed il ministro suo; quegli per bontà di cuore, questi per grandezza d'animo in parte, ed in parte ancora per vanità di cervello; il primo per mettere in pace la propria coscienza, il secondo per farsi dal mondo ammirare. Pio VII voleva ad ogni costo che i suoi sudditi non trovassero potenti cagioni per odiare il suo governo, e Consalvi intendeva giovarsi degli ordini mirabili introdotti dai Francesi nella passata amministrazione degli Stati romani per ricondurvi la quiete dei cittadini, l'agiatezza delle famiglie, l'accordo e la floridezza universale.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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