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      Vero è, che Consalvi non faceva difficoltà di ammettere ad impieghi amministrativi uomini che avean dianzi servito nell'amministrazione francese. Ricordasi anzi di taluno che, richiedendolo d'impiego, e vantandosi in sua presenza (certo per farsi merito di fedeltà) di costante affezione al governo pontificio, e di non avere mai servito ai Francesi giacobini, rispondessegli il cardinale: Male, signor mio; poichè anche da coloro avrebbe ella potuto imparare qualche cosa di buono.... Se non che forse io dubito che il governo di Francia, il quale chiamava ad occupare le cariche amministrative soltanto gli uomini capaci, conoscesse già prima la poca di lei perizia nei pubblici affari. Ma queste in generale erano eccezioni e parzialità proprie del cardinale ministro; e del rimanente, era anch'egli ridotto a piegare il capo, e confermare col suo assenso la priorità dell'ordine clericale nella faccende publiche.
      Articoli separati del motu-proprio regolavano la percezione ed il riparto delle pubbliche imposte nello Stato romano. Quivi la percezione delle imposte era sempre stata in passato tanto viziosa nelle forme e tanto poco proficua al principe, che il 25 ed il 30 per 100 spesso nemmeno bastava a saziare l'ingordigia dei deputati a raccogliere le pubbliche entrate, massime quelle che provengono dalle dogane; e non era rara cosa in Roma il vedere anche in tempi non molto lontani dai nostri, alcuni impiegati de' primi sfoggiare un gran lusso principesco e sfarzosità d'ogni maniera, che contrastava e insultava alla comune miseria.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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