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      Occupavano finalmente molto spazio di territorii nei domimi della santa Sede conventi, ville e giardini di frati, non operosi nelle arti, nelle lettere, nell'agricoltura, come a' tempi che precedettero il medio evo, ma viventi della beneficenza pubblica a detrimento de' veri infelici, pagati a posta per poltrire nell'ozio e tirare ad utile proprio la pietą della credula gente; pagati per uscire talvolta del brago vergognoso in cui s'immergevano, ma solo per sedere a convito con allegre brigate, o portare tesori di benedizioni nelle case del ricco. Avevano essi arredi bellissimi nelle stanze loro, protettori e clientele nelle cittą e terre pił popolose, mezzi di abitare in villa o di viaggiare, e a disposizione loro impieghi pei congiunti e gli amici facoltosi, e denaro per sč somministrato in copia da ricchi penitenti, che per fini proprii brigavano la protezione di un prete o di un frate influentissimi. Quindi conoscendo siccome negli Stati romani a conseguire le cariche, gli onori e la considerazione del governo, ad acquistare forza, autoritą e stima nel pubblico, richiedevasi l'aura della gente di chiesa, o meglio ancora, la sottana e il collare, chiunque non era provvisto di beni proprii, voleva ad ogni costo esser prete per comandare e arricchire. Andavasene di poi alla capitale; e quivi frequentando le anticamere di un potente porporato o il gabinetto di una bella matrona; dissipando le ore del giorno nelle visite, nelle adulazioni, negli amori donneschi, e sempre con le mani incrociate sul petto e col nome santissimo di religione sulla fronte, sedeva presto prelato; taluni diventavano amministratori della pubblica cosa, cappellani, confessori e faccendieri di principi romani e cardinali; ottenevano posti lucrosi e favori, che parevano in Roma riserbati al merito, alla modestia, ai lunghi ed onorati servigii, ed erano in vece all'intrigo, alle disonestą, al calpestamento delle cose sacre.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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