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      Come sempre si pratica in simili casi, incominciarono i facoltosi a mostrarsi avari del loro denaro, che da quel punto diventò più raro, ed alcuni perfino ad interrompere i commessi lavori; il che accresceva lo scontento, le privazioni, le querele, e talora le opere malvage. Miserevole pertanto la condizione presente; poca e mal certa o nissuna la confidenza nell'avvenire: soffrivano del pari il povero lavoratore della campagna e l'umile artigiano della città, stanchi ogni giorno dalle fatiche, oppressi dallo stremo del vivere che più di tutto li consumava; mesti taluni per maggior dolore di veder languire i figliuoli. Ma se il popolo pativa la fame e dimandava pane, voleva la inesorabile finanza che i tribolati da tanti mali seguitassero a pagare i dazii e le tasse: stavano fra mezzo a quelli infortunii i governanti lieti e sereni; godevansi allegramente i nobili i largiti compensi, i fedeli alle regie case i grassi ed annui assegnamenti, i zelatori i concessi premii; e mandati a consolare i popoli con le missioni, e dicendo nei frequenti sermoni adirato il cielo, e segni tremendi dell'ira sua la fame e le presenti tribolazioni, i bottegai di religione inculcavano il rispetto al trono e all'altare, la obbedienza alle leggi, la fiducia nelle autorità costituite da Dio e dai re sopra i minori.
      Ed altro male tosto s'aggiunse, forse di tutti il peggiore. Il camminare, lo stanziare e il guerreggiare continuo che s'era fatto in addietro dai Tedeschi e dagl'Italiani congiunti ai Francesi su per le contrade selvose del Tirolo, ne fecero in poco tempo sbucare immense torme di lupi, i quali spaventati e famelici fuggendo a traverso gli altissimi monti, andarono a ricoverarsi nelle foreste della vicina Svizzera.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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