Pagina (47/79)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Chi le ripete da un certo moto, una certa ondulazione de' nervi medesimi, e chi da un'impressione fatta degli spiriti animali nel cerebro: «Optio tua est; utram harum vis conditionem accipe».
      (43) Questa è la legge che osserviamo posta tra l'anima ed il corpo. Altrove, in argomento piú serio, si è da noi dimostrato aver l'anima un potere assoluto su del corpo sino a scomponerne, mutarne le parti, ed abbandonarle quasi interamente: «E la virtú che l'anima comparte / Lascia le membra quasi immobil pondo».
      (44) Dall'aver supposto ne' nervi una materia sottilissima simile all'elettrica, si deve credere un effetto anche simile a quello che si osserva ne' tubi elettrizzati. Notissima è la teoria di questi, però nulla di piú dico.
      (45) I temporali elettrizzano le spranghe esposte all'aria libera. Il moto e lo strofinamento manifesta l'elettricità. Il cervello nostro montato in furore, e piú se in furore invidioso, eccita e move la materia che lo anima. E chi sa che, nascendo ivi dello strofinio negli atomi componenti, non succeda lo stesso di quello che vediamo avvenire ne' tubi? Il furore è un vero temporale, e l'invidia una interna sensibilissima rosione: «L'invidia figliol mio, se stesso macera». L'invidia, se diretto miro, è un odio palliato: l'acquisto di un bene s'invidia, se si odia il soggetto che l'acquista. Cicerone definí l'odio per ira inveterata, e difatti seguela dell'invidia è l'ira ed il furore. L'invidioso vorrebbe far sparire l'altrui bene. È questo un pungolo che lo molesta di continuo: vorrebbe liberarsene, e non potendo, al minimo urto, alla minima impressione che viene ad eccitarli l'idea, salta in furore, e per poco non diventa maniaco.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Capricci sulla jettatura
di Gian Leonardo Marugi
pagine 79

   





Lascia